Diceva Mark Twain, "E' più facile ingannare la gente piuttosto che convincerla di essere stata ingannata"
Omero è una continua fonte di frustrazione per gli archeologi, per i filologi e tutti i commentatori... centinaia di pagine con migliaia di nomi, eventi, riferimenti, località ecc. che però finiscono con il confondere le idee anziché aiutarci a chiarirle. Ma se invece la soluzione fosse diversa da quelle faticosamente elaborate nei secoli dai letterati? Perché Omero continuava a lodare l'arte dell'inganno? Perché dormiva... o perché è lui che ha ingannato tutti per 3000 anni? E i miti sono soltanto delle belle favole oppure nascono da eventi reali di cui si comincia solo ora a intravvedere l'origine?

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lunedì 13 giugno 2016

OMERO e il solstizio d'estate


Ulisse e il Solstizio d’Estate
di Alberto Majrani

Movimenti apparenti del sole nel corso dell'anno

Nei precedenti interventi abbiamo visto come i poemi omerici assumano improvvisamente una straordinaria "coerenza", una volta che vengano letti con il giusto criterio e come molte frasi misteriose diventino chiarissime per chi possiede una solida preparazione scientifica. Vediamo ora in questa chiave uno dei momenti più drammatici dell’Odissea: la descrizione della strage dei Proci, ad opera di Ulisse (o chi per lui), di suo figlio Telemaco e dei fedeli servitori.  Ma è possibile capire in quale giorno avviene il fattaccio? Proprio il capo dei pretendenti Antinoo ci darà un suggerimento:
Oggi tra il popolo c’è la festa solenne (XXI, 258)
quindi questo non è un giorno qualunque, ma è un giorno di festa per tutto il popolo: in un’epoca in cui pochi sono in grado di usare un calendario, se dei congiurati devono darsi un appuntamento, possono farlo solo in un giorno particolare, ben noto a tutti. Pochi versi dopo si scopre che la festa è dedicata al dio Apollo arciere. Dato che Apollo era anche il dio della luce, possiamo azzardare addirittura l’ipotesi che potesse essere una festa solare, come il solstizio d’estate, che era un giorno particolarmente importante per gli antichi. Il solstizio d’estate è il giorno più lungo dell’anno, mentre il solstizio di inverno è quello più corto. Spesso chi non conosce l'astronomia crede che il sole sorga sempre esattamente a est e tramonti a ovest: in realtà questo succede solo nel giorno dell'equinozio di primavera o d'autunno. Durante gli altri giorni dell'anno il punto di levata e di tramonto si sposta gradualmente verso destra o sinistra. Nel solstizio il sole sorge e tramonta nel punto più lontano rispetto all’est e all’ovest: si dice che il "sole sta" perché per pochi giorni sembra fermarsi in un punto fisso per poi tornare indietro.


Festa del solstizio d'estate in Finlandia


Le conoscenze astronomiche erano già presenti in epoca preistorica: molti archeologi pensano che persino gli animali dipinti nelle famose grotte di Lascaux siano una rappresentazione delle costellazioni. Nel 14000 avanti Cristo, periodo che concorda con le datazioni dei dipinti ricavate con altri metodi, il sole tramontava al solstizio d’estate andando ad illuminare proprio la parete pitturata, posta a una quarantina di metri dall’ingresso. E’ decisamente improbabile che ciò sia dovuto al caso, perché ci sono molte grotte nella zona e quella è l’unica dipinta, e il fenomeno si verificava soltanto nei giorni immediatamente vicini al solstizio d’estate.
Se si allarga l'osservazione alla Francia meridionale,  troviamo circa un  centinaio di grotte decorate dell'era paleolitica, e quasi tutte sono orientate astronomicamente. Se poi si considera la qualità estetica delle pitture, ci si può rendere conto di come quei nostri lontani antenati fossero tutt’altro che dei rozzi cavernicoli, e del resto le capacità intellettive degli uomini di quell’epoca erano praticamente identiche a quelle degli uomini contemporanei. Un fenomeno analogo  si verificava in molti altri templi preistorici, dal tumulo di Newgrange in Irlanda, del 3200 a.C., orientato verso il solstizio invernale, a quello di Abu Simbel in Egitto, del 1200 a.C., con il sole che andava a illuminare una camera posta in fondo a un lungo corridoio solo in due giorni all’anno, probabilmente al compleanno e all’anniversario di incoronazione del faraone Ramses II. 



Tumulo di Newgrange

Gli studi archeologici sono ormai pressoché concordi nel ritenere che i templi megalitici avessero funzioni di culto astrale: le loro orientazioni principali sono quasi sempre dirette verso punti di importanza astronomica, quali il luogo di levata o di tramonto del sole in corrispondenza dei solstizi (o, più raramente, degli equinozi), nonché della luna o delle principali stelle e costellazioni in  particolari giorni dell’anno. I megaliti avevano quindi anche una funzione di calendario, indispensabile per delle popolazioni che dovevano conoscere i tempi giusti per la semina o la transumanza.
Abu Simbel all'alba; Abu Simbel la camera illuminata

L’archeoastronomia è una disciplina relativamente “giovane”, ma ormai le sue tecniche di calcolo e rilevamento hanno tutti i crismi della scientificità , anche se rischia spesso di essere screditata dall’opera di molti dilettanti fantasiosi in cerca di complicate e improbabili connessioni stellari.
E' il caso, per esempio, proprio del più famoso monumento megalitico, il cerchio di Stonehenge, su cui si è detto di tutto, e persino troppo: molte elucubrazioni astronomiche sono però poco credibili anche perché negli ultimi due secoli il sito è stato sottoposto a parecchi restauri, dato che diverse pietre erano crollate o erano state abbattute. Per quanto il restauro possa essere stato accurato, non possiamo essere certi delle originali orientazioni dei megaliti: sicuramente però c'era un allineamento verso il sole al solstizio estivo, dato che l'antica strada che raggiungeva il complesso aveva questa direzione. Lo storico Diodoro Siculo (I secolo a.C.), citando gli scritti di altri storici della Grecia antica, fa un accenno a un grande tempio di Apollo, di forma sferica, situato su di un'isola Iperborea che potrebbe essere identificata con la Gran Bretagna: se la correlazione con Stonehenge è giusta, ne possiamo dedurre che nel Nord Europa si venerava Apollo, come in Grecia, e che il suo culto era legato al solstizio d'estate (altri ritengono che Diodoro faccia riferimento all'analogo cerchio di megaliti di Callanish, situato nelle Ebridi, ma il discorso non cambia). Alcune sepolture di individui provenienti dal bacino del Mediterraneo, portate alla luce nell'area di Stonehenge, indicano che il complesso megalitico era meta di pellegrinaggio fin dalla preistoria.
 
 Spettacolare arcobaleno a Stonehenge

  Quasi tutti gli edifici religiosi dell’antichità hanno continuato ad avere un’orientazione astronomica significativa: per fare un esempio abbastanza noto, a Milano il Duomo è orientato lungo l’asse est-ovest, cioè verso la posizione del sole all’alba e al tramonto nel giorno dell’equinozio, mentre la Basilica di Sant’Ambrogio è orientata verso la posizione del sole al solstizio. Persino in molte chiese medioevali le finestre sono disposte in modo che il sole vada a colpire gli affreschi dei santi in corrispondenza dei giorni in cui vengono festeggiati. Questo tipo di conoscenze è andato in gran parte perduto negli ultimi secoli, ma chi sapeva interpretare questi segni celesti godeva inevitabilmente di grande rispetto e autorevolezza.   Troviamo qualcosa di molto simile nel diciannovesimo libro dell’Odissea: siamo all’ora del tramonto, tutti i Proci sono andati a dormire nelle loro case, e le porte della reggia sono state chiuse. Ulisse e Telemaco si accingono a nascondere le armi appese alle pareti, prendendo delle torce per fare luce, quando improvvisamente tutta la casa si rischiara:

…davanti Pallade Atena
una lucerna d’oro tenendo, bellissimo lume faceva.
E stupito Telemaco parlò a un tratto al padre:
“O padre, prodigio grande vedo cogli occhi!
Davvero i muri e i begli architravi di casa,
e le traverse d’abete e le colonne eccelse
splendono agli occhi come se ardesse il fuoco:
qui certo c’è un dio, di quelli che il vasto cielo possiedono”.
E rispondendogli disse l’accorto Odisseo:
“Taci e la tua mente frena e non fare domande:
questa è la norma degli dèi che hanno l’Olimpo.” (XIX, 33-43) 



quindi abbiamo un ulteriore elemento per  ipotizzare che fosse il giorno del solstizio d'estate: alla… luce, è il caso di dirlo, di quanto sappiamo sull’importanza dell’astronomia per i potenti dell’antichità, possiamo pensare che nella casa del re ci fosse una specie di finestra o di feritoia orientata sulla posizione del sole al solstizio estivo, che serviva al sovrano per calcolare gli anni, e magari per creare stupore tra i suoi sudditi con un evento “prodigioso”. E' da escludere invece il solstizio invernale, perché nell'antichità la navigazione si limitava al periodo estivo, e sia Ulisse che Telemaco, che il mandriano Filezio, erano appena arrivati via nave. E naturalmente degli esperti marinai dovevano conoscere bene l'astronomia. Per di più, quando Telemaco era partito di nascosto per il suo giro, Penelope si disperava al timore che suo figlio intraprendesse un viaggio così pericoloso, quindi la stagione della navigazione doveva essere appena iniziata, e il rischio di incappare in una tempesta era ancora ben forte. Da notare che la stessa dea Atena ferma il carro del sole prima dell'alba per prolungare la notte d'amore tra Ulisse e Penelope (XXIII, 241-246): un ulteriore indizio che la notte fosse particolarmente breve, tanto da rendere indispensabile proprio un miracolo per ritardare l'aurora. Aggiungo infine che in molte parti del mondo il solstizio estivo viene celebrato tuttora con l'accensione di grandi falò, e quindi anche il fatto che Antinoo faccia accendere il fuoco per scaldare l'arco potrebbe essere un altro indizio. In un continuo gioco di rimandi, c'è un ulteriore legame tra il fuoco e l'arco, come ben sa chiunque abbia visto qualche documentario sulle popolazioni primitive: per accendere il fuoco si strofina un bastoncino tra le mani, o meglio lo si fa ruotare con l'aiuto della corda di un arco che compie un movimento a spirale, come di un serpente che sale su un albero; il movimento è molto simile a quello del trapano, e proprio Ulisse affermerà di aver lavorato il suo letto nuziale con il trapano (XXIII, 197); e non per niente gli attributi di Apollo sono l'arco e i serpenti, come pure la cetra, da mettere in relazione con il cantore che si salva dalla strage. Quindi, nel giro di poche pagine, lo stesso concetto viene ripetuto più volte, anche se in modo abbastanza criptico da renderlo fino ad oggi incomprensibile.


Tutto quello che leggete in questo sito (e molto di più) si trova nel libro che potete acquistare a prezzo scontato qui    https://astutoomero.blogspot.com/2017/07/neomecenatismo.html
 
Questo testo è un estratto del lungo
Capitolo 18 - Il sole e l’altre stelle
dedicato all'astronomia in Omero ed è stato pubblicato anche sul sito dell'archeologo Pierluigi Montalbano  http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2014/06/ulisse-e-il-solstizio-destate.html

 
Altri sette articoli sul sito dell'archeologo Pierluigi Montalbano

sabato 4 giugno 2016

SUONATI!!! Muhammad Ali, i Beatles e Omero...






Un estratto dal mio nuovo libro, L'ASTUTO OMERO 
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 "Riepilogando, invece, le interpretazioni che vengono insegnate tutt’ora nelle scuole e nelle università di tutto il mondo, i poemi omerici sembrerebbero un caso praticamente unico, fuori da tutti gli schemi e da tutte le logiche. Senza uno scopo, senza un autore, senza un committente, e che raccontano storie mai avvenute di personaggi mai esistiti, in luoghi introvabili. Forse c’è qualcosa che non va.
Viene in mente una famosa canzoncina dei Beatles, intitolata Nowhere man, cioè Uomo di nessun luogo:

Lui è un vero uomo di nessun luogo
seduto sulla sua terra di nessun luogo
e fa tutti i suoi piani di nessun luogo
per nessuno
Non ha un punto di vista,
non sa dove sta andando,
non è un po’ come te e me?


Già che stiamo divagando, circola dai lontani anni ’60 una delle più famose leggende metropolitane, che riguarda la presunta morte di Paul McCartney in un incidente stradale. Il componente dei Beatles sarebbe stato sostituito in quattro e quattr’otto da un sosia,  mentre i sostenitori della tesi complottista si scatenavano a trovare indizi nascosti del tragico evento nei testi e nelle copertine dei dischi del complesso. Gli stessi Beatles, da geniali burloni e fenomenali esperti di marketing quali erano, contribuirono in vario modo ad alimentare la leggenda. In effetti, niente di più facile che trovare un sosia del buon Paul, con la stessa faccia, la stessa voce, capace di suonare pianoforte, chitarra e basso, naturalmente da mancino (altrimenti è troppo comodo), che dopo morto ha composto centinaia di canzoni di successo, il tutto senza che nessuno dei suoi amici e parenti, e degli amici e parenti del sosia, si accorgesse minimamente di qualcosa. E senza che sia mai stato trovato il minimo documento, né un verbale di polizia, né una cartella clinica di un ospedale o di un’ambulanza, relativi a un incidente mortale. E magari, come succede ancor oggi a molte persone famose, un sosia, ingaggiato tramite uno dei tanti concorsi pubblici che si tenevano all’epoca, poteva servire a sostituire il vero artista in situazioni pericolose o noiose. Ma i complottisti non demordono, e affermano che ci sono delle differenze tra la sua faccia nelle foto da ragazzo e quelle successive. A parte che, inevitabilmente, il viso di una persona si modifica con gli anni, posso far notare, parlando poi da… anatomista (!) e da fotografo quale sono, che anche questo ha una spiegazione logica. Paul ebbe davvero un incidente in cui si ruppe un dente, quindi dovette farsi fare un lavoro di ricostruzione. Negli anni '50, inoltre, ben pochi bambini portavano la "macchinetta" per raddrizzare la dentatura; una delle prime cose che facevano gli attori e i cantanti dell'epoca, appena incassavano qualche soldo, consisteva in un bell'intervento dentistico per guadagnare un affascinante sorriso. Se poi ricordate bene, negli anni '60 le fotocamere professionali più in uso erano del tipo con mirino a pozzetto, e quindi si tenevano all'altezza dell'ombelico, mentre negli anni 70 c'erano le reflex che si tenevano all'altezza dell'occhio. Provate a fare due ritratti allo stesso soggetto, magari con un obbiettivo grandangolare, tenendo la fotocamera ad altezze diverse e avrete l'impressione che il suo cranio si sia deformato! Per una tragica beffa del destino, la morte violenta e improvvisa colpì invece un altro componente del celebre quartetto: John Lennon, che nel 1968 aveva cantato ironicamente Happiness Is a Warm Gun (Felicità è una pistola calda), fu ucciso da uno squilibrato dodici anni dopo. E naturalmente, anche nel suo caso, si scatenò una ridda di ipotesi sui presunti mandanti del suo assassinio. Questo può dare un’idea di come una leggenda possa avere parecchie versioni, in tempi e luoghi diversi, e anche come sia facile costruire una tesi che riesce a trovare miriadi di sostenitori, pur poggiando su basi tutt’altro che solide. 
 

Ma nel caso di Omero la situazione è praticamente capovolta: sono le tesi ufficiali che non riescono a reggere e danno luogo a un’infinità di contraddizioni, mentre, come vedremo nei prossimi capitoli, la nostra interpretazione è in grado di risolvere in modo semplice e diretto tutti i problemi.
Parafrasando la celebre frase di Orazio, "Ogni tanto dorme il buon Omero", ora magari si può affermare che Omero era ben sveglio, mentre a dormire per tre millenni sono stati il buon Orazio e tutti i suoi colleghi." 

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